Oggi vi parlo di una componente importante, ma a volte sottovalutata, dello scrivere: l'editing.
Dall'editing si esce migliori, si imparano cose nuove su di noi e su quello che scriviamo.
Dall'editing si esce migliori, si imparano cose nuove su di noi e su quello che scriviamo.
L'editing
può essere di molti tipi: da quello "minimo" che comprende
formattazione, grammatica, errori di battitura (la correzione di bozze,
insomma), passando per l'editing che controlla lo stile, cambiando o
spostando frasi intere, sostituendo parole con sinonimi più efficaci,
per migliorare scorrevolezza e leggibilità. Un livello più approfondito è invece quello
che va a modificare il famigerato punto di vista (il point of view o pow), la trama e i personaggi, magari a sacrificare scene per
migliorare la storia. I più pignoli potrebbero volere anche un editing
che vada a verificare anche i dati tecnici, storicolinguistici,
scientifici etc etc.
A parte il primo livello, tutti gli altri richiedono un'interazione costante tra editor e scrittore, un vero e proprio dialogo, che dal piano generale va di volta in volta sempre più nel dettaglio.

Fare
le cose tutte da soli può essere allettante, si ha il controllo di
tutto.
Certo che si può lavorare in solitaria, ma in due si vedono più cose che da soli, e nello scrivere uno più uno quasi mai fa due, fa molto di più.
Tra l'altro leggere le proprie cose da soli, anche a distanza di tempo, non ci aiuta perché leggiamo quello che pensiamo di aver scritto, non ciò che veramente è stato scritto, anche se è lì, sotto il nostro naso. Cosa che invece non accade con un lettore esterno.
Ovviamente chi scrive, anche se l'ultima parola spetta sempre a lui, si deve fidare di chi lo legge e gli dà suggerimenti per migliorare il testo e questo perché secondo me uno scrittore umile è quello che probabilmente piacerà di più ai lettori, rispetto ad uno scrittore presuntuoso.
Certo che si può lavorare in solitaria, ma in due si vedono più cose che da soli, e nello scrivere uno più uno quasi mai fa due, fa molto di più.
Tra l'altro leggere le proprie cose da soli, anche a distanza di tempo, non ci aiuta perché leggiamo quello che pensiamo di aver scritto, non ciò che veramente è stato scritto, anche se è lì, sotto il nostro naso. Cosa che invece non accade con un lettore esterno.
Ovviamente chi scrive, anche se l'ultima parola spetta sempre a lui, si deve fidare di chi lo legge e gli dà suggerimenti per migliorare il testo e questo perché secondo me uno scrittore umile è quello che probabilmente piacerà di più ai lettori, rispetto ad uno scrittore presuntuoso.
Dico
questo per esperienza diretta, all'inizio può far male vedere la
propria creatura tutta segnata di note e evidenziature, ma se si supera
lo sconforto iniziale, dovuto anche al numero di refusi che ancora
affollano il testo che ritenevamo "perfetto", le cose andranno bene e
nuove idee nasceranno da quelle critiche. Se fossimo nel migliore dei
mondi possibili i giudizi sarebbero ovviamente sempre indirizzati al
testo e mai alla persona, così come si conviene tra gentiluomini. Questo
nella blogsfera non sempre accade, ma se si ha la fortuna di trovare
alcune di queste persone (i gentiluomini) disposti, magari anche pagando (materialmente o con una prestazione analoga), a prestarsi come editor, beh siamo a cavallo! E i nostri testi ne beneficeranno!
Per alcune nozioni sull'editing ho consultato questo blog di scrittura.
Ah per questo articoletto non mi sono rivolto a nessuno per l'editing, quindi se trovate strafalcioni...amen :)
Per alcune nozioni sull'editing ho consultato questo blog di scrittura.
Ah per questo articoletto non mi sono rivolto a nessuno per l'editing, quindi se trovate strafalcioni...amen :)