sabato 31 dicembre 2011

Risorgimento di Tenebra - Martirio

9 - MARTIRIO 




Sanza, 2 Luglio 1857




La bambina era in mezzo alla stradina, ai lati un muretto a secco ed una staccionata striminzita. I capelli come un cespuglio unto, dal fondo della camiciola zozza spuntavano due piedini incrostati di nero.
- Sparale! Per l'amor di Dio!
Falcone esitava, il moschetto puntato a terra.
- Ma avrà cinque anni!
Nicotera faceva pressione con un fazzoletto sul fianco sinistro, dove uno squarcio rosso si apriva in diagonale nella camicia.
- Falcone!
La piccola saltò verso l'uomo che alzò il moschetto.
Lo sparo.
Il fumo si diradò, mostrando il piccolo corpo quasi diviso in due parti.
Nicotera proseguì barcollando verso la staccionata, la scavalcò.
Falcone se ne stava con le braccia lungo i fianchi, il fucile con la bocca fumante appoggiata a terra.
- Andiamo, la grotta è abbastanza in alto, ce la faremo!
Il giovane si voltò verso l'uomo ferito, dietro di lui, a circa venti metri, una parete di roccia, dove si intravedeva una fenditura in ombra.
- Arrivo...
Si mosse verso Nicotera, poi uno scalpicciare di piedi nudi giunse dal paese.
- Vai te! Li fermo io!
- Ma...
- Vai ti raggiungo dopo! - dopo tanti giorni un bel sorriso comparve sul viso tirato di Falcone.
Tremando ad ogni passo Nicotera raggiunse la base della parete.
Si voltò verso l'amico che stava ricaricando il moschetto con la polvere.
Giunsero tre contadini con due pale e una falce che, ad ogni passo, lasciava per terra grumi scarlatti.
Rallentarono il passo, ghignando famelici.
Falcone ne sostenne gli sguardi lubrichi e le lingue rosse che ripulivano le bocche sanguinolente.
Nicotera intanto si trascinava verso la scaletta sbilenca che portava alla piccola spelonca.
Quello con la falce urlò come un gatto in calore e si lancio verso il ragazzo.
Il piombo gli attraversò il petto.
Altri due o tre passi e poi finì a terra sopra alla frullana.
Gli altri due gli furono addosso.
Il primo si trovò trapassato dalla baionetta e, cadendo, strappò dalle mani di Falcone il moschetto impigliato nelle frattaglie.
Il secondo lo buttò a terra, cercò di morderlo in faccia e ci riuscì.
Il suo urlo di dolore si mescolò con il mugolio dell'assalitore.
- Falcone!
L'indemoniato alzò il capo, staccando di netto una striscia sanguinolenta dal viso della sua vittima.
Nicotera vide i suoi occhi allucinati che lo squadravano.
Poi si dispersero in aria, mescolati ad una nuvola di sangue, schegge d'osso e materia grigia.
Falcone si tolse di dosso il cadavere, lasciò la pistola e poi cercò di tamponarsi la guancia offesa a mani nude.
- Falcone! - Nicotera mosse un passo verso di lui.
L'altro alzò una mano rossa e gli indicò la grotta.
- Eccoli là prendili!
Il prete, i capelli bianchi inzaccherati di scarlatto, arrivava a testa alta, dietro di lui un uomo alto più di due metri, nudo, con la pelle ricoperta di tatuaggi neri e blu.
Falcone agguantò la pistola e iniziò a caricarla.
In pochi passi di corsa il gigante gli fu addosso.
Lo afferrò per una gamba.
Lo scricchiolio delle ossa arrivò fino a Nicotera.
L'energumeno lo trascinò verso il prete, che attendeva slacciandosi i primi bottoni dell'abito talare.
- Vai Nicotera salvati! - urlò Falcone cercando di liberarsi dalla morsa.
Prese a salire, sentiva come una fiaccola che gli bruciava il fianco, mentre teneva d'occhio la scena dietro di lui.
- Viva L'Italia!
Nicotera vide Falcone che si sparava in bocca, quando ormai era a portata dello stregone.
Salì l'ultimo gradino, si volse, tirò su la scaletta e si accovaccio nella fresca oscurità.
Lacrime calde e lente gli lavarono il sangue rappreso sul viso.

- Sei finito bandito! É inutile che preghi, il tuo dio non è niente, al cospetto del Serpente!
Il prete era a pochi metri da lui, Nicotera poteva sentire distintamente il puzzo di morte che saliva fino a lui.
Il gigante dopo alcuni tentativi maldestri aveva rinunciato ad arrampicarsi sulla roccia.
- Non temere, tra poco mi porteranno un'altra bella scala...

venerdì 30 dicembre 2011

Bilancio Consuntivo 2011

Con la presente rendo pubblico per i miei azionisti-lettori il bilancio consuntivo dell'anno solare 2011.
A parte gli scherzi, colgo l'idea lanciata da altri blogger come Gianluca, Marco e Germano per tirare le somme di questo mio primo anno nel fantastico mondo della blogsfera.
Il 17 Dicembre 2010 inauguravo COSE MORTE per raccogliere i primi contributi al progetto di scrittura collettiva Survival Blog. Se non sapete di cosa si tratta ecco il collegamento sul blog di Alessandro "McNab" Girola, il padre dell'iniziativa.
Fino a Febbraio ho postato settimanalmente il mio diario si sopravvisuto alla distruzione della civiltà ad opera dell Pandemia Gialla, e fin quì tutto bene.
Poi verso Marzo-Aprile, con la nostalgia per la fine del Survival Blog che aumentava, ho pubblicato il mio primo ebook autoprodotto, contenente tutti i post rieditati dell'esperienza pandemica, intitolato ovviamente COSE MORTE. Allora ho deciso di usare il blog, gestito da me con la curiosità dell'autodidatta, per pubblicare e rieditare un po' di vecchi racconti che giacevano nei cassetti virtuali del mio pc, cioè le cose morte che danno il nome al blog.
Questo è andato avanti per un paio di mesi, con un numero di visitatori da autentica pandemia (una media di una pagina o due al giorno). Poi la flessione dell'estate e la mia voglia di scrivere, dopo l'entusiasmo survivalista, si è affievolita.
E siamo ai primi di Settembre, quando Alessandro (e chi, altrimenti?) lancia un concorsino interessante: Uno squillo da lontano.
Partecipo senza grosse aspettative e un mese più tardi scopro di essere in finale e quindi, dopo una settimana di "televoto", nominato vincitore!
L'autostima è notevole e riparto di slancio, cercando di dedicare più tempo al blog.
A fine mese ricevo da Luca Morandi una nuova copertina per l'ebook riassuntivo del Survival Blog.
Novembre mi ha visto impegnato nella progettazione della mio primo racconto a puntate, per Risorgimento di Tenebra, il nuovo progetto di scrittura condivisa nato sulle pagine di Moon Base, la pagina facebook gestita con pugno di ferro da Germano "Hell" Greco, già zio del Survival Blog. Si tratta di una serie di storie che rileggono il Risorgimento Italiano attraverso la lente dell'horror e del fantastico.
Questo racconto, per adesso in otto puntate e che si avvia alla conclusione, mi terrà impegnato fino a Befana.
Oltre a questo in questo 2011 ho conosciuto molti bravi ragazzi e ragazze, scrittori/scrittrici, blogger che mi hanno aiutato molto in questo anno di continui ripensamenti, sia sui loro blog che sulla già citata Moon Base, il luogo dove gli appassionati di fantascienza, musica, horror e di tutto il panorama della cosiddetta cultura di nicchia, si ritrovano per scazzare alla grande, tra un quore (volutamente scritto cos'), un fiume di emoticone strane e di "taggamenti cosmici" cit.
Bene, per l'anno prossimo credo di riuscire a laurearmi,  a Febbraio, e quindi avrò un mese abbondante per scrivere il racconto che parteciperà al concorso Racconti Scelti della Pandemia Gialla (quì trovate il bando completo) lanciato da (indovinate un po') il mitico Alessandro Girola, con la collaborazione di Germano Greco.
In cantiere avrei anche un vecchio progetto che, in una lunga fase di elaborazione e documentazione a singhiozzo, mi trascino dal 2007. In origine era un romanzo post apocalittico con venature fantasy-vampiriche, diventato un romanzo per ragazzi e arenatosi a pagina 20 della prima stesura.
Può diventare un buon racconto lungo, magari pubblicato a puntate proprio sul blog, vediamo.
Per il resto riesumerò altro materiale vecchio rieditato e poi vediamo, preferisco non programmare troppo e affidarmi all'istinto del momento.
Via saluto augurandovi una buona fine del mondo dell'anno e, come diceva il mio alter-ego del Survival Blog, soppravvivete, mi raccomando...

martedì 27 dicembre 2011

Risorgimento di Tenebra - Voodoo

8 - VOODOO 




Sanza, 2 Luglio 1857 





- Puntelliamo la porta! Prendete delle assi! Usate questa panca! Anzi, spaccate quelle botti vuote!
Nicotera urlava per sovrastare la confusione che riecheggiava nelle volte muschiose della cantina.
- Se avete ancora del piombo risparmiatelo, sparate solo se si affacciano a questo ingresso!
Mani tremanti inchiodarono all'uscio pieno di fessure il legno rimediato.
Falcone giunse dal fondo dello stanzone lungo, contornato da due file di botti di varie dimensioni.
- Pisacane ha appena ripreso conoscenza, ma non penso ne abbia per molto, puzza già di morte...
- Va bene, arrivo subito...
I colpi alla porta erano sempre più forti e frequenti, così come i lamenti e i gemiti prolungati, che superavano le preghiere a fil di voce dei patrioti.
Nicotera si fece il segno della croce, prima di raggiungere il compagno.

Il comandante era disteso su una coperta incrostata di sangue e fango, le spalle appoggiate alle pietre fresche del muro.
- Nicotera, fammi...fammi rapporto...
- Siamo a Sanza ma, ma la situazione non è come ci aspettavamo.
Una smorfia di dolore comparve sul viso sudato di Pisacane.
- I paesani ci sono ostili?
- Sì e sono...cioè sì sono morti che...che camminano!
L'altro cominciò a sussultare in una sequela di colpi di tosse.
Sì tamponò la bocca con un fazzoletto che si tinse subito di rosso.
- Meglio morti che schiavi della tirannia...
- Ma sono schiavi di un incantesimo del prete, ce li ha scagliati contro, gli uomini sono terrorizzati.
- Siamo anche a corto di munizioni! - aggiunse Falcone cambiando la pezzola sulla fronte rovente del ferito.
- Che ordini ha per noi, comandante?
- Salvate...salvate le vostre vite Nicotera...
- Ma il piano? Dovevamo raggiungere Napoli, ricorda?
L'uomo barbuto lo fissò per alcuni istanti con occhi privi di intelligenza: - Non ricordo distintamente, la mia testa non ragiona più bene, i diavoli non mi fanno pensare, avrei solo voglia di...sì di mangiare!
Falcone gli porse della carne secca ed un tozzo di pane.
L'altro allontanò da sé il cibo con disgusto.
- Ho sete sì, tanta sete.
Mentre Pisacane beveva dell'acqua sbrodolandosi, Nicotera si allontanò con Falcone verso un breve cunicolo, le cui pareti erano tappezzate di bottiglie decorate di ragnatele grigie.
- Che facciamo? - chiese il più giovane dei due.
- Ce ne dobbiamo andare da qui, non abbiamo altra via di uscita... forse qualcuno di noi ce la farà, se aspettiamo qui ci ammazzano tutti comunque.
Il giovane riprese il vigore della sua età: - Va bene moriremo da patrioti allora, viva l'Italia!
- Viva la Repubblica! - rispose Nicotera abbracciandolo.

L'aria puzzava di carne bruciata e polvere da sparo.
I resti della botte stavano ancora ricadendo a terra fumanti, quando i primi dieci patrioti uscirono dalla cantina caricando.
Sbuffi di fumo uscirono dalle bocche dei moschetti, mentre la prima fila di contadini indemoniati cercava di ricompattarsi, dopo l'esplosione e la scarica di piombo.
- Uscite dalla piazza! Disperdetevi! - urlò Nicotera.
Falcone era subito dietro con un fucile carico per mano.
I due saltarono sulle pance gonfie di gas putrescenti della prima schiera di posseduti caduti.
Un ciccione col forcone sbarrò loro la strada ma un colpo di baionetta gli attraversò l'occhio iniettato di sangue.
- Di là c'è il passo di Carraruso! - disse Nicotera, estraendo la lunga lama del moschetto.
Si avviarono verso una stradina che li avrebbe portati verso uno stretto passaggio tra le montagne.
Due donne con la cuffia si buttarono sui fuggiaschi da un vicolo in ombra.
Una mirò alla gola di Nicotera, l'altra mancò il bersaglio e finì distesa prona nella polvere. La prima si ritrovò contro il muro con la tesa fracassata, la seconda vide portarsi via la cuffia ed il suo contenuto da una fucilata.
- Andiamo! Arrivano!
Una decina di cenciosi bavosi con pale, roncole e bastoni stava risalendo la china, in testa c'era il prete, teneva una testa appena mozzata in una mano e un bastone con un teschio di caprone nell'altra.


giovedì 22 dicembre 2011

Risorgimento di Tenebra - Le campane dell'inferno.

 7 - LE CAMPANE DELL'INFERNO

Immagine di Franco Oliveri http://www.timeforstar.com/Timeforstar/profili.php?user=FROL


Sanza, 2 Luglio 1857




- Sta scappando! É Luigi!
- Prendetelo è un ciaurro!
- Aveva queste nella sacca!
Con la luce di una piccola lanterna Nicotera inquadrò due candele nere e una pergamena con simboli e cifre che sembravano uomini, animali e donne in pose licenziose.
- Cosa è questa roba zozza?
Le onde lunghe di una specie di paura gli percorsero le vertebre del collo, anticipandogli la risposta.
- Stregonerie, mio signore...- quello che pochi giorni prima era un abitante di Padula, lo guardava con gli occhi grandi e bianchi.
- Prendetelo vivo! - urlò Nicotera ai tre uomini che si erano buttati all'inseguimento tra le sterpaglie a lato della mulattiera.
- Perché lo lasciamo vivere? É un traditore della Patria, va passato per le armi!
Era Falcone, sporco e sudato, che lo aveva raggiunto dalle retrovie.
- Ci può servire, magari sa qualcosa per aiutare il comandante...A proposito, sta meglio?
L'altro scosse la testa.
- É cosciente?
- A tratti, spesso delira, parla di diavoli e maledizioni.
- Forse non sta delirando, l'hai vista la ferita?
- Non ha voluto che la medicassi, ha fatto da solo, ma non mi sembrava grave, la fasciatura non ha neanche una goccia di sangue!
- Era un morso Falcone, è stato azzannato durante lo scontro.
L'altro si guardò intorno, nel buio che precedeva l'alba.
- É come la rabbia, ti ricordi la ragazza di ieri ed Eusebio, l'altro giorno?
- Vado a controllare Pisacane.
- Prendi questo.
Un coltellaccio spuntò nelle mani di Nicotera.
Si guardarono in faccia per cercare conforto, poi si segnarono.

Stava albeggiando quando il gruppo di uomini raggiunse una piazzetta di Sanza.
Dietro ad un muretto a secco, illuminato dalla luce rossastra, stazionavano i tre uomini mandati a catturare il ciaurro.
- Nicotera, lo avevamo quasi raggiunto, ma si è infilato in chiesa.
- E non siete entrati, perdio?
- É terreno consacrato!
- E da quando voi altri siete dei baciapile?
Gli indicarono un pozzo, poco più in là.
- E allora?
- Guardi dentro.
Di nuovo quella sensazione di paura, diversa da quella di morire, gli teneva ferme le gambe.
Mosse i venti passi che lo condussero alle basse pareti circolari.
Immagini già viste si accavallavano nella sua memoria.
Alcuni ringhi bavosi giunsero amplificati dalla cavità umida.
- Vi ha mica morso? - disse tornando velocemente dai tre.
- No, perché?
- Penso sia rabbia. - mentì.
- Signore, quella non è rabbia!- disse uno.
- É morto, no è tornato dalla morte e aveva già un buco in fronte, non siamo stati noi. - aggiunse quello accanto.
- Sì, noi lo abbiamo solo buttato laggiù! - disse il terzo.
- É stato il traditore, è uscito dalla canonica, ce lo ha mandato lui.
Le campane presero a suonare, prima lentamente, poi sempre più rapide.

- Pronti, armi cariche!
- Dov'è Pisacane?
- Non ce la fa, è appena svenuto... - Falcone sembrava ora ancora più giovane del solito, quasi un ragazzino scappato di casa.
- Va bene, facciamo da soli, allora! - disse Nicotera, sporgendosi di nuovo oltre il varco della cantina in cui erano barricati.
- Prete bastardo senza Dio! Sentilo come scampana!
In quell'istante i rintocchi si fecero più lenti, quindi sfumarono.
Un uomo con i capelli bianchi, alto e avvolto in un abito talare nero, si sbracciava dalla scalinata della chiesa.
- Ma che sta urlando ora?
Ascoltarono in silenzio.
- Briganti, sono arrivati i briganti! Dei senza Dio! Uccideteli, uccideteli tutti! Mawu lo vuole!
- Diavolo d'un prete! - Falcone tirò su il cane del moschetto.
- Aspetta!
Il colpo scheggiò l'intonaco a una spanna dalla testa grinzosa.
Ma i due che seguirono lo fecero volare a gambe all'aria.
- Cessate il fuoco!
Usci di legno si aprirono scricchiolando, mentre il paese rispondeva al richiamo.
I primi passi riecheggiarono strascicanti sulla piazzetta.
Nicotera si allontanò dall'apertura, la bocca aperta per metà.
- Si è rialzato.
- Chi?
- Quel maledetto stregone!



venerdì 16 dicembre 2011

L'Italia del Risorgimento di Tenebra - Braccati

 6 - BRACCATI





Padula, 1 Luglio 1857



Divise nere, mostrine dorate, bottoni bianchi.
- A terra!
La deflagrazione multipla scoppiò e il piombo tagliò l'aria soffiando.
Le orecchie di Nicotera iniziarono a fischiare.
- Via, via! - urlò, senza sentire la risposta di Falcone, che boccheggiava come un pesce.
Una ventina di corpi erano rimasti a terra.
Mentre le seconda fila di borbonici si apprestava a sparare, la prima ricaricava le armi.
In quel mentre Nicotera e altri dieci patrioti si ripararono dietro ad un declivio di una collinetta che sorgeva dietro palazzo Romano.
- Quello è il VII° Cacciatori! - disse mentre il sibilo nelle orecchie iniziava ad affievolirsi.
- Maledizione, sono esperti di guerriglia, me ne ha parlato il comandante!
Si udì la seconda scarica, seguita dall'eco.
- E' tempo di fare la rivoluzione, amico mio! Si va a caccia di cacciatori...
Il viso di Falcone prese colore, prima di urlare:
- Pronti a scaricare i moschetti!
Nicotera fece cenno al gruppo di salire verso il crinale, per godere del vantaggio dell'altezza.
Intanto spari e urla si levavano da ogni angolo di Padula.
Un'altra trentina di patrioti, alcuni sanguinanti, li raggiunsero e presero posizione sul crinale.
Attese che tutti avessero ben pressato le polveri, quindi diede l'ordine di sparare:
- Viva l'Italia! Viva la Libertà!
Diverse divise nere si macchiarono di rosso, ma altre risposero al fuoco.
Un fiotto caldo schiaffeggiò il viso di Nicotera: il ragazzo alla sua sinistra aveva il cranio ed il cervello spruzzati tutto intorno.
- Alla baionetta, infilziamoli prima che ricarichino! - urlò pulendosi con una manica della camicia terrosa.

- Via, via, di qua!
I polmoni bruciavano, gli occhi erano arrossati dal fumo della polvere da sparo.
Alcuni colpi passarono a poche spanne dalle teste dei patrioti e riecheggiarono tra i viottoli di Padula.
La Guardia Urbana e gli uomini del VII° Cacciatori li incalzavano da quasi due ore.
Le facciate delle case avevano quasi tutte le finestre sprangate.
- I Padulesi se ne stanno rintanati, che Iddio li maledica! - disse Falcone mentre gettava un moschetto scarico.
- Dividiamoci, voi in quella stradina! - urlò Nicotera ad un gruppetto: cinquantre occhi impauriti si infilarono nel budello di pietra.
- Falcone di là, ecco Pisacane! - disse avviandosi nel viottolo che faceva angolo con la via presa dagli altri.
Il comandante stava chiedendo indicazioni ad un uomo coi calzoni alla zuava.
- Dovete prendere lo strettolone, vi porterà fino alla Certosa, sbrigatevi!
- Ringrazia il tuo padrone!
- Se non ci fanno la pelle, ci dovremo sdebitare con Don Federico! - disse Pisacane mentre dava ordine di muoversi ai resti della spedizione.
- Un gruppo ha svoltato poco fa, li dobbiamo avvisare! - disse Falcone.
- Dove hanno girato? - era il servitore di Don Federico.
- Là in cima. - indicò Nicotera.
L'altro scosse la testa: - E' un vicolo cieco!
- Per Dio, Falcone con me!
I due partirono di corsa, lasciando Pisacane e il servitore sul posto.
Raggiunsero l'angolo con l'altra stradina.
Nicotera trasse uno specchietto da una tasca e lo sporse oltre lo spigolo scortecciato.
Tre, quattro file di Cacciatori sparavano a ripetizione, quando una fila si alzava una nuova prendeva il suo posto, mentre le altre due file ricaricavano i moschetti.
Tra le ghette bianche dei soldati, un rivolo rosso si mescolava all'acqua lercia dello scolo al centro della via.
Si ritrasse e ripose lo specchietto: - Andiamocene, Falcone...
- Ma...
- Andiamocene!

Lo strettolone, chiuso dalle facciate muschiose delle case, condusse meno di cento patrioti fino alle mura della Certosa.
- Che ci facevano a Padula quelli del VII°? - chiese Falcone all'amico avvocato.
- Evidentemente i padulesi non erano tutti dalla nostra parte...
- Dobbiamo raggiungere Sanza, da lì dobbiamo provare ad arrivare a Napoli. - Pisacane sembrava un ottuagenario, uno squarcio nella camicia mostrava un morso rossastro.
- Comandante l'hanno ferita! - disse Nicotera.
- Non è niente, pensa ai feriti veri! - una mano tremante si coprì la ferita rotonda.


CONTINUA 



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martedì 13 dicembre 2011

Risorgimento di Tenebra - aggiornamenti

Oggi si sono concluse le votazioni sul gruppo facebook Moon Base per scegliere il banner ufficiale del progetto di scrittura collettiva Risorgimento di Tenebra
Il primo premio (simbolico) se lo è aggiudicato Giordano Efrodini curatore del blog Giudappeso
Contestualmente Gianluca "mastrodichiavi" Santini, curatore di Nella mente di Redrum ha aperto la pagina statica su Facebook del progetto, che si unisce alla pagina ufficiale, ospitata da Germano "capitanodaimillecuori" Greco curatore del blog BookandNegative e comandante di Moon Base, la "nave dei folli" (op. cit.) da cui tutto il baraccone risorgimental-horror ha preso avvio, inizialmente quasi per scherzo.
Sulla pagina facebook troverete, oltre a tutti i contenuti via via pubblicati dai vari blog che partecipano al progetto, (tra l'altro siamo già arrivati a sei, compreso il mio) anche tutte le  immagini dei eroi risorgimentali protagonisti delle bellissime storie che si stanno delinenando.


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sabato 10 dicembre 2011

Risorgimento di Tenebra - La rivolta

5 - LA RIVOLTA




Padula, 1 Luglio 1857



- Sveglia, sveglia!
La voce di Falcone.
Nicotera aprì gli occhi pesti.
- Mmm...che c’è ?
- Nico! Corri! E’ stata Giuseppina!
Pensieri cercavano di incastrarsi in modo coerente, senza successo: - Cosa? Giuseppina?
Decine di voci giunsero dal bivacco sulla piazza davanti al palazzo di Don Federico, alcune eccitate, altre impaurite e poi risa sguaiate.
Nicotera si alzò dal materasso sporco e prese il moschetto appoggiato al muro.
- Giuseppina ha ucciso uno di qui!
Capua, foto di gruppo di alcuni Cacciatori dell'Esercito borbonico.
Improvvisamente si ricordò della ragazza sul ponte del Cagliari.
Falcone si precipitò sulle scale di marmo, seguito dall’altro.
- Sembra fosse un ex borbonico, uno di quelli che si è unito alla spedizione ieri sera.
Nicotera ricacciò nell’inconscio l’immagine della sera prima, nella cantina di Don Federico.
Purtroppo il ricordo dell’odore della putrefazione e del sangue non era scomparso, nemmeno quando la moglie di Federico era stata chiusa nuovamente nella sua prigione.

Lo spiazzo sterrato davanti al palazzo a tre piani era ingombro di casse, sacchi, animali, tende inzaccherate di fango secco. Una folla di uomini e qualche donna si accalcavano attorno ad un olivo che dominava la piazza.
Nicotera e Falcone si fecero spazio a gomitate fino a pochi metri dalla pianta.
La donna aveva ancora il vestito giallo che indossava a Ponza, il giorno in cui era salita a bordo del piroscafo, solo che adesso era incrostato di sangue, sputi verdognoli e terra.
Il corpo esile, appeso ad una corda che pendeva dall'albero, si contorceva come la coda recisa di una lucertola, lamenti si alternavano a ringhi furiosi, quando qualcuno la colpiva col calcio di un moschetto o con la punta di una baionetta.
- Fermi, in nome della Repubblica! - Falcone sferrò un calcio alla schiena di un uomo con i capelli rasati, che raschiandosi la gola, preparava il catarro per il prossimo sputo.
- G...Giuseppina! - chiamò Nicotera, avvicinandosi al volto nascosto dal groviglio impastato di capelli neri.
Lei si voltò senza vederlo, gli occhi completamente neri di uno squalo.
Poi la sua bocca gorgogliante si sangue gli alitò in faccia l'aria degli inferi.
Sembra la moglie di Don Federico” pensò balzando lontano da lei.
- É una spia dei ciaurri! Uccidiamola, come lei ha fatto con Michelangelo!
Era un abitante di Padula, con un forcone di legno in mano.
- É il nome del soldato borbonico che si era unito a noi! - spiegò Falcone.
La piazza si animò, mentre i patrioti sgusciavano dai loro giacigli fradici di sudore e i paesani uscivano dalle case e dalle botteghe.
Un uomo ben vestito, brandendo una sciabola, si fece strada e cercò di sovrastare il vociare sempre più alto:
- Ponga fine alle sue sofferenze o lo farò io!
La fiumana di gente ribolliva: - A morte la spia! A morte i Borbone! Prendiamoci le terre!
Pisacane spostò di lato Nicotera e, senza esitare, recise la testa di quella che un tempo era stata Giuseppina.
Il corpo cadde a terra col rumore di un otre pieno di liquido, il capo rotolò nella folla e il mare di piedi si aprì in due al suo passaggio.
Come fosse stato un segnale la gente cominciò a sciamare dalla piazzetta nelle stradine dell'abitato.
Due uomini, con falci e forconi irruppero nella casa del notaio.
- Che facciamo? - chiese Falcone a Nicotera, che si voltò verso il loro comandante.
- Quello che siamo venuti a fare, la rivoluzione! - rispose Pisacane, pulendo la sciabola sulla pezzola della ragazza morta.
Nicotera urlò agli uomini di prepararsi all'attacco.
Un uomo sparò un colpo che mandò in frantumi lo stemma dei Borbone che campeggiava sulla facciata di un palazzo nobiliare.
Tra gli spari e le urla udì uno studente di Torino:
- Hanno appena assaltato il carcere!
Nello stesso istante ad un crocevia alcune corde tirarono a terra una statua di Ferdinando II.
Nicotera e Falcone aggirarono il palazzo di Don Federico e si ritrovarono di fronte due file di soldati borbonici, pronti a sparare.


martedì 6 dicembre 2011

Racconti scelti della Pandemia Gialla

Penso di essere tra gli ultimi a scivere la segnalazione del nuovo e, è il caso di dirlo, atteso concorso lanciato dal mitico duo di bloggers McNab & Hell dai loro spazi virtuali: Racconti Scelti della Pandemia Gialla.
Per chi lo scorso anno ha partecipato al Survival Blog questo titolo dice già tutto.
Per chi invece se lo è perso e non ha idea di cosa si tratti proverò a dire qualcosa.
Avete presente quei film, romanzi, racconti in cui l'umanità viene quasi annientata da una pandemia che, magaru, trasforma i malati in zombie o infetti in cerca di altre persone sane da infettare e/o uccidere in modi più o meno originali?
Magari vi viene in mente un titolo tipo "28 Giorni Dopo" oppure "L'alba dei morti viventi" di Romero (sì quello con i tizi barricati nel supermercato).
Lo scenario è ispirato a questi ed altre opere del genere e l'anno scorso, per alcuni mesi, una quarantina di persone tra blogger di lunga data ed esordienti come me, hanno scritto una serie di storie pubblicate settimanalmente per mostrare la propria versione dell'apocalisse, che accadeva negli stessi giorni in cui scrivevamo, ma cinque anni nel futuro.
Lo scenario si è arricchito col contributo di tutti ed ha generato spin off, sequel ed ebook ed adesso è ha disposizione di tutti per trarne dei racconti che concorreranno per il nuovo concorso, per i dettagli del quale vi rimando a fine pagina. Ovviamente si può scrivere solo nel periodo compreso tra il 2011 e il 2016, gli anni in cui la Gialla ha distrutto buona parte della civiltà, tranne poche eccezioni.
Altra raccomandazione è quella di non stravolegere lo scenario e di leggersi l'apposita guida e il materiale prodotto durante il Survival Blog.
Il mondo va a puttane comunque, perchè non provare a dire la nostra? (e magari spaccare due teste quà e là?)
Insomma: Ladies and gentlemen, start your keyboards!!!

BANDO COMPLETO DEL CONCORSO

My survival blog

6 Dicembre 2010 (o 2015?). Una data come tante, come tutte le date d'altronde, se considerate a sé stanti. Ma questa data, come tutte le date, è legata ad un evento importante.
Abbastanza importante per me, comunque.
Quel freddo lunedì mattina stavo rimuginando su un'idea che mi aveva assalito nel fine settimana. Sabato pomeriggio incappai in un blog che avevo inserito nei preferiti qualche settimana prima, dopo aver visto uno dei concorsi organizzato dall'allora (per me) sconosciuto Alessandro Girola, cioè Ucronie Impure. Mi imbattei in un post del 26 Novembre, scritto in occasione del compleanno di Alessandro, nel quale il padrone di casa si immaginava cinque anni nel futuro,solo e disperato in un bunker, scampato ad un'epidemia che ha cancellato in pochi anni la civiltà umana da molte aree del pianeta, Italia compresa.
Interessante, per la miseria, e io che avrei fatto in una situazione simile?
L'idea, una volta insediatasi ha continuato ad alimentarsi via via che leggevo i contributi degli altri, in aumento, giorno dopo giorno.
Un post nato per gioco, si sviluppò in poco tempo in un vero e  prorpio progetto di scrittura collettiva condivisa: il Survival Blog.
I commenti al post originario debordavano e Alex, con l'aiuto di altri blogger, mise su lla pagina apposita con ambientazione, cronologia e le poche regole necessarie per partecipare.
Dunque quel freddo Lunedì mattina le mie dita congelate si appoggiarono indecise sulla tastiera e iniziarono a scrivere un breve commento sul Blog sull'Orlo del Mondo che iniziava così:
6 Dicembre 2015 - mattino
freddo, freddo fa sempre freddo...scrivere, scrivere è un concetto vuoto, un suono che ha poco senso, meno senso del vento che stamani continua a soffiare gelido tra le fessure delle finestre mezze marce.
Dì lì in poi ne scrissi un altro post commentato da Angelo Benuzzi, col quale ho incrociato in parte il mio Survival Blog. Infatti ormai ero stato contagiato ed il 17 Dicembre ho aperto questo blog per raccogliere tutti i post della mia storia pandemica. Poi a fine Febbraio il Progetto Survival Blog, come tutte le cose belle, si è concluso.
Ero rimasto senza gioco e quindi ho deciso di costruirmelo da solo, ospitando sul blog un misto di racconti e storie scritte qualche anno prima e che giacevano chiuse in un disco rigido. Oltre a queste ho iniziato a mettere nuovo materiale e, nel giro di qualche mese ho iniziato a curare questo spazio, ritagliandomi un po' di minuti nel poco tempo libero.
E così pian piano è passato un anno e sono ancora quì a battere i tasti, solo che adesso le dita sono più calde ed il suo padrone un pochino più sicuro di sè.

domenica 4 dicembre 2011

L'Italia del Risorgimento di Tenebra - La setta

4 - LA SETTA


Padula, 30 Giugno 1857 



Il mulo percorreva il viottolo dondolando a destra e a sinistra, i fianchi legati a casse di polvere e proiettili di piombo.
Cominciava a fare buio.
- Vado a preparare le torce? - chiese Falcone, che camminava al fianco di Nicotera.
Non parlavano da almeno un paio d’ore.
- Aspetta, non deve mancare molto.
Il giovane annuì, poi lo guardò per alcuni istanti.
- Dimmi Falcone...
- Abbiamo fatto bene con l’impiccagione?
Un brivido freddo si insinuò tra le scapole sudate.
- Lo sai sono un avvocato, penso che chiunque meriti un processo, anche un  guitto come quell’Eusebio.
- Quindi non sei d’accordo!
Nicotera si fermò un attimo a rifiatare sul ciglio della mulattiera, lasciando che un paio dei trecento li superassero.
- Falcone non è tempo di sofisticherie, si deve fare l’Italia!
- Non alzare la voce, ho capito...ma che hai?
L’altro stava scuotendo la testa.
- Non ci doveva essere alcuna esecuzione!
- Ma allora ti contraddici!
- No. - l’avvocato si avvicinò al giovane: - gli ho sparato in pieno petto, la pallottola si è ficcata nel bancone!
Falcone posò il calcio del moschetto nella polvere.
- Pensavo lo avessi solo ferito...ecco perché poi neanche la corda è servita, era già morto!
Un refolo di aria fresca passò sui visi accaldati dei due.
Nicotera si fece il segno della croce.
- Non dire castronerie Falcone! - e si rimise a marciare con il resto degli uomini.
- Ma come lo hai detto tu!
- Non ho detto niente, su andiamo, Padula è vicina.

Don Federico Romano li fece accompagnare nel proprio studio, una stanza col soffitto alto a cassettoni, tappezzerie e tappeti color senape.
L’ampia finestra era aperta sul piccolo terrazzino, dalla quale passava un po’ d’aria, che gonfiava le tende candide.
Dietro il tessuto leggero si intravedeva una figura imponente:
- Ne avete portati pochini, vedo!
- Don Federico, la vista vi sta abbandonando, a quanto pare!
Pisacane attraversò con pochi passi decisi la stanza ed abbracciò l’omone dai capelli grigi che gli andava incontro, aggirando una grossa scrivania di noce.
Don Federico si rivolse a Nicotera e ad altri due uomini con le barbe curate che erano con lui.
- Sedetevi, benvenuti!
Nicotera prese posto attorno alla scrivania.
- Signori plaudo al vostro coraggio e a quello del vostro comandante!
Pisacane si lisciava la barba.
- Ma vi devo avvertire che forse avete peccato di avventatezza!
Il comandante alzò lo sguardo verso Don Federico che continuò: - Siete determinati, ma gli uomini di Ferdinando dispongono di forze superiori.
- Ma noi abbiamo l’appoggio della Setta Padulese, vero?  disse Pisacane, alazatosi in piedi, a lato del massiccio ripiano di legno.
- Purtroppo i capimastri sono stati tutti arrestati nei giorni scorsi, stiamo appena iniziando a riorganizzarci.
- Non ci sono giovani volenterosi a Padula?
- Sì Carlo, ci sono, ma ora sono quasi tutti impegnati nella mietitura.
- È più importante un orto che la Patria, dunque?
- Non metterla su questo piano e comunque ribadisco che far scoppiare la rivolta adesso sarebbe avventato.
- Per i Borbone? - aveva parlato l’uomo accanto a Nicotera.
Prima di parlare Don Federico si asciugò con un fazzoletto una goccia di sudore sulla fronte candida.
- Beh sì, in un certo senso...
Dalla finestra giungevano i rumori degli uomini che preparavano il bivacco per la notte.
- La Setta di Padula non si occupa solo di politica, ma anche di filosofia, diciamo, non convenzionale.
Nicotera strinse il bracciolo della sedia.
- Da alcuni mesi stanno succedendo cose strane su alla Certosa ed hanno sicuramente a che fare con i Ciaurri di Ferdinando. Non se ne sono mai visti così tanti in paese, state attenti voi altri.
- Non saranno certo due o tre spie a fermarci! - disse Pisacane tornando a sedersi.
- Stanno trafficando con il diavolo e ne ho le prove.
Don Ferderico si allontanò dalla scrivania
- Seguitemi in cantina, così vi convincerete a desistere.


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