giovedì 12 gennaio 2012

Ristrutturazioni...



Ho approfittato del morbo orofaringeo che mi ha tormentato negli ultimi due giorni per dare una sistematina alla struttura del blog. Come potete vedere ho aggiunto una colonna a sinistra con i collegamenti diretti ad alcuni miei ebook ed ho dato spazio ai progetto di scrittura condivisa ai quali ho partecipato. Spero di aver ridotto i tempi di accesso ai miei lavoretti, visto che se si clicca sulle immagini della colonna si viene mandati direttamente alla pagina di Lulu per scaricare il pdf, senza passare dai post in cui erano stati originariamente pubblicati.

venerdì 6 gennaio 2012

Risorgimento di Tenebra - Pergamene

11 - PERGAMENE




Isola di Favignana, 12 Maggio 1860




Il vento umido si faceva strada nei pertugi tra i pietroni della finestrella ed il legno degli infissi traballanti.
- Dunque non avete fatto nomi?
Nicotera osservava incuriosito l'uomo quasi calvo, con la bocca nascosta da due folti baffi bianchi.
Stava seduto composto su uno sgabello, posato al centro della stanzetta due metri per tre.
- Avvocato Crispi, le ho già risposto, ma poi cosa le interessa ormai? Garibaldi è a Marsala, tra poco i Borbone cadranno.
- Scusate, era solo curiosità.
I baffi a manubrio si sollevarono un paio di volte.
- Siete un eroe Nicotera, se avessero trovato il cifrario tra le vostre carte....
- Lo hanno trovato, ma io gli ho fatto credere che fosse una lista di materiali!
Un sorriso fece capolino da sotto i baffi vaporosi.
- A proposito di carte avrei da chiederle una cosa.
- Dica.
- Tre anni fa ha trovato degli strani documenti a Padula?
Una brivido insolito, antico, tornò a percorrere il corpo indebolito dal carcere di Nicotera.
- Avevamo dei ciaurri infiltrati tra di noi, uno di loro fuggì per avvertire il parroco di Sanza e si lasciò indietro degli strumenti blasfemi.
- Per un rito?
- Sì, ma come lo sa?
Crispi si alzò dallo sgabello e si sedette sul pagliericcio zozzo dove Nicotera giaceva avvolto in una coperta che puzzava di piscio.
- Lei c'era quando la Repubblica Romana è caduta?
L'altro annuì con la testa.
- Anche in quell'occasione le Tenebre hanno aiutato lo Stato Pontificio, non eravamo preparati e siamo stati colti di sorpresa.
- Ti ha mandato lui? - chiese Nicotera.
- Sì Garibaldi stavolta vuole vederci chiaro, ha ottenuto da Cavour di avvalersi di una specie di filosofo piemontese, un certo Borri mi pare.
- Non lo conosco.
- Si diletta con saperi oscuri ai più ed è stato incaricato di darci una mano.
- Vi servono quelle pergamene allora!
- Esattamente, sa dove si trovano?
- Penso siano in archivio, col resto delle carte che mi sono state sequestrate.
- Qui nella prigione?
- Sì, in questi mesi hanno continuato ad interrogarmi regolarmente su quei fogli.

Tre ragazzi con la camicia rossa stavano sparpagliando su una grande tavolo di quercia paccate di fogli di tutte le dimensioni e di tutte le sfumature, dal bianco più candido al giallo più rancido.
- Cosa ne farete se la trovate?
- Non so se posso dirglielo ancora, Nicotera.
- Perché?
- Perché non so se approverebbe.
- Volete distruggerli no? - disse con voce tremante.
- Non so cosa vuol farne Borri di preciso, ma servirà ai nostri fini.
Nicotera ripensò a Pisacane che faceva a pezzi gli invasati e si mangiava il cuore del prete.
- Sono d'accordo con voi, ma state attenti a trafficare con quelle cose.
- Le armi non sono né buone né cattive, dipende tutto dall'uso che se ne fa.
- Spero per voi, Crispi, che riusciate a controllarli, io li ho visti sul campo di battaglia...
- Ora non è il momento di pensarci, si rimetta che Garibaldi ha ancora dei piani per lei.
Uno dei garibaldini si avvicinò con una pergamena cosparsa di simboli vagamente antropomorfi. Qualcuno vi aveva vergato sopra delle parole con del carboncino, forse nel tentativo di tradurne il significato.
- É, è forse questa, signore?
Nicotera la prese in mano, temendo che si animasse e partorisse una processione licenziosa di animali, uomini e abominii di ogni specie.
- Sì è proprio quella.
La allontanò subito da sé consegnandola al ragazzo.
- Di che piani parlava, prima?
- Intanto si riposi, poi tra una decina di giorni la facciamo chiamare.
- Cosa mi aspetta ancora?
- Probabilmente niente di più di quello che ha già vissuto.
- Sì non la beccheranno mai sior Nicotera! - uno dei garibaldini, un ragazzo di non più di venti anni gli sorrideva speranzoso.
Col viso sorridente di Falcone davanti agli occhi rispose:
- Sarà per un'altra volta!


FINE 

giovedì 5 gennaio 2012

Risorgimento di Tenebra - In Trappola

10 - IN TRAPPOLA 


Sanza, 2 Luglio 1857



Nicotera si rigirò più volte tra le mani tremanti la baionetta incrostata di sangue rappreso e capelli.
Poi la puntò verso il proprio collo, impugnandola con entrambe le mani.
Scosse la testa e lasciò cadere la lama sul pietrisco sul pavimento della grotta.
- Bandito, non ti sarai mica ucciso eh? - era il prete.
- No, non ancora...
- Bene, lo sai che i suicidi vanno all'Inferno?
Una risata sguaiata e catarrosa, quindi proseguì: - Tra l'altro saresti nel luogo giusto, questo posto lo chiamano Ponte Inferno, appropriato.
Nicotera si immaginò demoni avvinghiati in ogni anfratto scuro della spelonca.
Passarono alcuni minuti, dal basso giunsero i passi strascicati di diversi esseri che un tempo erano uomini.
- Presto! Appoggiatela la sotto! Sbrigatevi!
Un rumore sordo rimbombò nell'antro, seguito dal raschio di qualcosa sulla parete esterna di roccia.
Nicotera recuperò la baionetta e la protese, ferma, davanti all'ingresso abbagliante di luce.
I cigolii del legno si fecero prima lontani, poi sempre più vicini.
- Era uno dei capi, stai attento! - disse il prete dabbasso.
Metallo contro metallo.
Uno sparo riecheggiò un paio di volte nella valle.
- Finiteli! E tu prendi quel ladrone e portalo giù, diventerà un servo fedele.
Con il sangue che batteva forte nelle vene Nicotera si sporse con la testa per vedere cosa stesse succedendo.
Aprì la bocca e smise di respirare.
Cinque patrioti con un tricolore macchiato di sangue e polvere nera, giungevano a corsa verso il nascodiglio.
Due indemoniati giacevano già a terra, immobili.
Chi li comandava era Pisacane, traballante, ma vivo.
Sporgendosi ancora oltre vide la testa del gigante tatuato un paio di metri sotto, che saliva la scala.
Brandendo pale e forconi alcuni schiavi del prete si mossero incerti verso i compagni di Nicotera, due dei quali aprirono di nuovo il fuoco.
Pisacane con la sciabola in pugno, scavalcò due contadini decapitati con un balzo che per poco non lo fece ruzzolare.
Un indemoniato gli saltò sulla schiena.
Lo vide affondare la bocca sull'avambraccio che teneva l'arma, che cadde a terra.
Quando pareva sopraffatto Pisacane ringhiò e inarcandosi gettò l'aggressore ad un paio di metri da lui.
Poi gli si gettò sopra e lo morse al collo, strappando via una braciola di carne.
Nicotera osservò senza capire il suo comandante che, sbavando, si cibava della sua vittima.
Anche i suoi compagni, finite le munizioni si fecero strada con unghie e denti fino al prete, che brandiva tremando il bastone col teschio di capra.
- Maledetti! - urlò gettandosi contro Pisacane.
Il comandante schivò il bastone e lo bloccò a terra con un piede. L'altro cercò di arraffare un coltello ma i denti di Pisacane furono più rapidi a disarticolargli le falangi.
Altri due patrioti circondarono il prete che si teneva con la sinistra la mano offesa.
Cercò un paio di volte un varco tra gli uomini per fuggire, ma questi lo respinsero ringhiando.
Al terzo tentativo si gettarono sull'abito talare.
Seguì una breve colluttazione a terra tra urla e rantoli.
Una luce blu si propagò dalla mano sana del prete e vaporizzò parte del cranio di due degli assalitori.
Pisacane gli bloccò la mano sinistra a terra e con una pietra gli fracassò la testa.
Poi si dedicò al torace, facendosi strada a morsi fino al cuore, che raggiunse dopo aver schiantato, forzandola, la gabbia toracica.
Calò il silenzio.
Nicotera guardò giù e vide il gigante tatuato che si sfaldava, strato dopo strato, disperdendosi ai refoli di vento.
Pisacane alzò la barba unta di grasso e sangue e lo fissò.
Gli occhi erano iniettati di rosso.
Nicotera scese la scala, scivolando sulla cenere residua.
Quando fu a terra raccolse una pistola, la caricò e la puntò verso il comandante.
L'uomo tremava, poi fece cenno di procedere.
Mentre il cane stava per battere sulla pietra focaia, la testa si rialzò, due occhi senza più un briciolo di umanità lo squadrarono, carichi di desiderio, prima che il piombo vi passasse in mezzo.

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