sabato 24 marzo 2012

Una quasi-recensione - Duel e altri racconti: "Ritorno".

Oggi tento un esperimento a caldo.
Ho appena appoggiato l'ebook reader sul tavolo, aperto. E' ancora acceso, in cima allo schermo si legge: Titolo originale: "Return" (Thrilling Wonder Stories, ottobre 1951).
Probabilmente chi già lo ama avrà capito di chi sto parlando.
Anche a me piacciono le coppole...
Richard Matheson, classe 1926, americano, scrittore e sceneggiatore sfruttato più volte da hollywood e dall'industria televisiva. Avete presente la serie Ai confini della Realtà? Oppure Alfred Hitchcock Hour, i telefilm introdotti dalla famosa silhouette del famoso regista? Per non parlare del romanzo Io sono leggenda, tradotto tre volte (1962, 1971, 2007) per il cinema. Per concludere questa carrellata che, se fosse completa, richiederebbe un post chilometrico, vi rammento Duel, convertito in pellicola nel '73 da un esordiente Steven Spielberg. 
Il racconto dal quale è tratto è contenuto nell'antologia Duel e altri racconti, che contiene materiale scritto tra gli anni dell'esordio, il 1950 e i primi anni '70, preceduto da un'introduzione di Ray Bradbury.
Vi parlo dell'ultimo che ho appena letto: Ritorno
L'inquietudine e l'oppressione che ancora provo mentre vi scrivo, a circa venti minuti dalla conclusione, mi spingono ora a buttare giù queste poche righe. Non si possono definire recensione, sono solo lo sfogo e il desiderio di liberarmi di queste sensazioni angosciose che mi sono appiccicate addosso.
Nel tracconto si parla di viaggi nel tempo e del classico professore universitario che si occupa della straordinaria scoperta. Niente di nuovo sotto il sole. 
Però il professor Wade ha un moglie, Mary, che sta per dargli un figlio. Il motore del racconto, con scene degne di un horror di Carpenter, è proprio il rapporto tra i coniugi, reso in modo realistico e commovente.
Anche se si può intuire già poco prima della metà come andrà a finire, la tensione non cala, anzi, si divora la seconda metà temendo e contemporanenamente sperando che accada ciò l'autore pare suggerire. Ma il protagonista non si avvede dei segnali che riceve e va avanti perchè innamorato. Nonostante questo Matheson riesce stupirici e a colpirci alla base dello stomaco, con un finale struggente, tenero e feroce allo stesso tempo.
Vi ricordo che il racconto è del 1951, ma regge benissimo lo scorrere del tempo, anche Matheson come il professor Wade, ha in fondo scoperto la macchina del tempo!
Ovviamente consigliato.

lunedì 12 marzo 2012

Cirillo d'Alessandria e i punti di vista

Oggi vi parlo di un personaggio storico abbastanza controverso.
Si chiamava Cirillo, nato in Egitto nel 370 dopo cristo, teologo e vescovo di Alessandria dal 412. E' stato proclamato santo e dottore della Chiesa nel 1882 e venerato dalle chiese copte, ortodosse e cattoliche.
Ma perchè parlo di costui su COSE MORTE? Perché in fatto di horror e splatter infatti, le dispute religiose sono una miniera delle peggiori nefandezze commesse dall'animale uomo sui propri simili.
Cirillo infatti è noto per lo scontro che ebbe con Nestorio, vescovo di Costantinopoli, la capitale dell'Impero. Nestorio era un sostenitore della natura umana di Gesù e quindi di Maria, ritenuta soltanto una donna che aveva partorito un bambino in tutto e per tutto umano. 
I cristiani in Egitto se la presero per questo fatto, perché avevano sostituito il culto di Iside con quello di Maria, ritenuta una divinità. Tra l'altro un precedente concilio aveva già stabilito la doppia natura di Gesù (divino e umano). 
Cirillo allora caricò a testa bassa, scrisse lettere a tutti i fedeli e monaci egiziani per denunciare Nestorio, cercando anche di convincerlo a desistere dalla sua tesi. Non riuscendovi Cirillo scrisse anche al Papa, che in un apposito concilio ingiunse a Nestorio di ritrattare. Cirillo stesso fu incaricato di portare la diffida a Nestorio, ma già che c'era vi aggiunse anche dodici anatemi, per essere più convincente. 
Nestorio si rifiutò ancora e dovette intervenire l'imperatore Teodosio II, che convocò un concilio per derimere la questione. Nella prima votazione, fatta senza i sostenitori di Nestorio, fu condannato quest'ultimo, poi arrivati i nestoriani fu scomunicato Cirillo. Quando il concilio fu al completo venne definitivamente condannato Nestorio, che si ritirò in un convento. 
Ma Cirillo non era ancora contento: corruppe con oro, avorio e tappeti funzionari della corte imperiale e lo stesso imperatore Teodosio per farsi consegnare Nestorio, che fu esiliato vicino a Tebe, nell'Egitto meridionale. Infine Cirillo, con le sue doti corruttorie e intimidatorie, riuscì a porre un suo discepolo come nuovo vescovo di Costantinopoli.
Ma dove è il sangue?
Cirillo, fin dalla sua elezione a vescovo di Alessandria, era ritenuto dai contemporanei un violento e un autoritario come suo zio, il vescovo precedente. Si dedicò con metodo alla persecuzione di chiunque deviasse dal suo pensiero come ebrei ed eretici cristiani (Novaziani) e si scontrò con due personalità di spicco della città: Orazio, il governatore imperiale e Ipazia, filosofa neoplatonica, matematica e astronoma, oltre che stimata e autorevole consigliera del primo.
Nel 414 c'era un clima di aperto scontro tra ebrei e cristiani e Cirillo, con l'ausilio di una milizia privata che fungeva da guardia del corpo del vescovo: i Parabolani. Costoro erano ufficialmente una confraternita dedita alla cura dei malati ma che ebbero anche  un ruolo attivo nelle violenze contro le altre confessioni religiose. Gli ebrei furono scacciati da Alessandria e le loro sinagoghe convertite in chiese.
Socrate Scolastico, uno storico cristiano sostenne che Ipazia nel 415 venne sorpresa mentre tornava a casa da un gruppo di fanatici cristiani, molto probabilmente i famigerati parabolani, e trascinata in una chiesa. In questo luogo gli invasati la denudarono e la uccisero a sassate.
In realtà usarono dei cocci acuminati, con i quali, probabilmente dopo la morte (lo spero), scorticarono il corpo fino alle ossa e poi lo sminuzzarono in parti più piccole sul pavimento della chiesa.
A questo punto i fedeli di Cirillo pensarono bene di trasportare il frutto del loro devoto lavoro in un altro luogo della città, dove bruciarono pubblicamente i resti della donna, affinché non ne rimanesse traccia fisica. 
Ci fu un'inchiesta sull'episodio, ma Cirillo ne uscì pulito, anche se per un certo periodo i parabolani furono posti sotto la responsabilità del governatore.
Damascio, altro storico che scrisse del fatto, individua in Cirillo il mandante dell'omicidio, roso dall'invidia per l'autorevolezza e l'intelligenza della donna che competeva vincendo in eloquenza con gli uomini più stimati della città. Oltre a questo Ipazia, scienziata pagana e razionalista, guida ascoltata da una parte della classe dirigente, era una minaccia al ruolo del vescovo ed al suo potere temporale.
In conclusione ecco cosa dice di lui un sito vicino al Vaticano:
Cirillo (370-444), che succedette allo zio Teofilo, vescovo di Alessandria d’Egitto tra il 385 e il 412, fu protagonista assoluto nella Chiesa della prima metà del V secolo. Fronteggiò gli avversari della Cristianesimo con la stessa determinazione con cui combatté le derive teologiche dentro la Chiesa stessa. Scrittore prolifico e polemico, non si sottrasse nelle dispute contro i pagani e contro i giudei e divenne punto di riferimento nelle dispute teologiche che precedettero e seguirono il III Concilio Ecumenico, celebrato ad Efeso nel 431. In quegli anni particolarmente difficili per la Chiesa, Cirillo, nonostante alcune situazioni ancora oscure sotto un profilo storico, governò la Chiesa di Alessandria d’Egitto difendendo strenuamente l’ortodossia.

Morale: quando si tratta di troll è bene andarci cauti: potrebbero avere degli amici.

mercoledì 7 marzo 2012

La villa del Lupo

Marco "Bangorn" Siena in questo articolo ha parlato di giochi di infanzia e ville maledette. 
La lettura mi ha subito rammentato delle mie scorribande preadolescenziali sul finire degli anni ottanta.
All'epoca facevo le elementari e mi ero trasferito da poco da un altro paesino, per questo ogni giorno, fatti i compiti, era buono per le esplorazioni. 
Spesso mi accompagnavano due miei nuovi compagni di scuola, con i quali avevo  legato da subito. Uno di loro era appassionato di treni, carcasse di auto e case abbandonate, quindi un pomeriggio tirò fuori la storia della villa del Di Lupo. Piccola digressione di background: dove abito nel '700 i nobili toscani venivano a trascorre la villeggiatura estiva nelle loro residenze immerse nel verde. Questa tradizione risalirebbe ai Medici, che costruirono una di queste ville proprio ai limiti del mio paese.
Tra questi c'erano anche i Di Lupo, ovviamente, che abitarono nella villa omonima fino al 1975 1, per poi lasciarla in stato di abbandono fino al 2000, quando è stata restaurata per fare un residence negli annessi della servitù e usando la villa per matrimoni e ricevimenti.
La villa del Lupo durante il restauro.
 Nel 1987 l'edificio era ancora nascosto da una giungla impenetrabile di querce, pioppi, palme, rovi ed edera. Si stagliava sui campi intorno come un enorme fungo atomico verde.
Parlai della villa a casa e, con mia grande sorpresa, mio fratello maggiore mi disse che anche lui, alcuni anni prima, ci era stato diverse volte con i suoi amici. 
Era un posto pericoloso, ci facevano le messe nere! Mio fratello mi fece anche sentire una cassetta in cui lui aveva registrato una versione romanzata di una delle loro incursioni, con tanto di rumori fuori campo e colonna sonora presa da un 33 giri dei Goblin 2.
Non sentii neanche le raccomandazioni e i diveti dei miei, ormai avevo deciso, sarei andato alla villa del Lupo.
Alcuni giorni dopo mi ritrovai con i miei due amici e ci incamminammo per la stretta stradina asfaltata che portava tra i campi, in direzione del fungo verde.
Arrivati alla rete scorgemmo tra i grandi tronchi ricoperti d'edera, i muri grigi e scrostati della facciata della villa. Gìà questo bastava, in pieno giorno, a farmi desistere, ma gli altri trovarono un varco nella rete e ci si infilarono dentro.
Sotto i rovi si intravedevano figure umane di marmo e terracotta, colonne spezzate, vasi. La villa ci osservava dalle orbite vuote e annerite di due finestre spalancate del primo piano.
Il silenzio era interrotto solo dalle fronde smosse dal vento e dai rametti spezzati sotto i nostri passi.
A dieci metri dal portone, leggermente aperto, la paura ci fece fermare. 
Come avessimo avuto tutti lo stesso pensiero tornammo indietro, verso il buco nella rete. 
Appena fuori una Renault 5 si fermò sul ciglio della stradina. Uscirono fuori quattro ragazzi grandi, barbe e capelli lunghi, magri e nervosi. Ci fecero un sacco di domande: chi eravamo, che facevamo lì, se eravamo entrati dentro. Noi cercammo di spiegare che eravamo entrati nel parco a dare un'occhiata.
Si innervosirono ancora di più. Poi uno di loro fece cenno agli altri di andarsene. 
Rimontarono in macchina e se ne andarono.
La villa oggi.
Subito dopo due cacciatori di mezza età, con stivali di plastica verdi e le doppiette aperte sottobraccio, ci chiamarono dal mezzo del campo che costeggiava la stradina asfaltata.
Ci raggiunsero e ci chiesero chi erano quei ragazzi. Gli rispondemmo che non lo sapevamo. Uno dei cacciatori ci disse di fare attenzione perché quelli là erano sicuramente drogati. All'epoca non mi espressi, ma a posteriori penso che avessero ragione: oltre a esploratori, film maker in erba e satanisti, la villa era infatti un noto luogo di spaccio di eroina.
Adesso il giardino della villa è pulito, la facciata è dipinta di ocra chiaro, ma tutte le volte che la costeggio in auto, mi domando come sarebbe andata, se i cacciatori non fossero intervenuti.



NOTE
2 Il gruppo che curava tutte le colonne sonore dei film storici di Dario Argento.

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