mercoledì 7 marzo 2012

La villa del Lupo

Marco "Bangorn" Siena in questo articolo ha parlato di giochi di infanzia e ville maledette. 
La lettura mi ha subito rammentato delle mie scorribande preadolescenziali sul finire degli anni ottanta.
All'epoca facevo le elementari e mi ero trasferito da poco da un altro paesino, per questo ogni giorno, fatti i compiti, era buono per le esplorazioni. 
Spesso mi accompagnavano due miei nuovi compagni di scuola, con i quali avevo  legato da subito. Uno di loro era appassionato di treni, carcasse di auto e case abbandonate, quindi un pomeriggio tirò fuori la storia della villa del Di Lupo. Piccola digressione di background: dove abito nel '700 i nobili toscani venivano a trascorre la villeggiatura estiva nelle loro residenze immerse nel verde. Questa tradizione risalirebbe ai Medici, che costruirono una di queste ville proprio ai limiti del mio paese.
Tra questi c'erano anche i Di Lupo, ovviamente, che abitarono nella villa omonima fino al 1975 1, per poi lasciarla in stato di abbandono fino al 2000, quando è stata restaurata per fare un residence negli annessi della servitù e usando la villa per matrimoni e ricevimenti.
La villa del Lupo durante il restauro.
 Nel 1987 l'edificio era ancora nascosto da una giungla impenetrabile di querce, pioppi, palme, rovi ed edera. Si stagliava sui campi intorno come un enorme fungo atomico verde.
Parlai della villa a casa e, con mia grande sorpresa, mio fratello maggiore mi disse che anche lui, alcuni anni prima, ci era stato diverse volte con i suoi amici. 
Era un posto pericoloso, ci facevano le messe nere! Mio fratello mi fece anche sentire una cassetta in cui lui aveva registrato una versione romanzata di una delle loro incursioni, con tanto di rumori fuori campo e colonna sonora presa da un 33 giri dei Goblin 2.
Non sentii neanche le raccomandazioni e i diveti dei miei, ormai avevo deciso, sarei andato alla villa del Lupo.
Alcuni giorni dopo mi ritrovai con i miei due amici e ci incamminammo per la stretta stradina asfaltata che portava tra i campi, in direzione del fungo verde.
Arrivati alla rete scorgemmo tra i grandi tronchi ricoperti d'edera, i muri grigi e scrostati della facciata della villa. Gìà questo bastava, in pieno giorno, a farmi desistere, ma gli altri trovarono un varco nella rete e ci si infilarono dentro.
Sotto i rovi si intravedevano figure umane di marmo e terracotta, colonne spezzate, vasi. La villa ci osservava dalle orbite vuote e annerite di due finestre spalancate del primo piano.
Il silenzio era interrotto solo dalle fronde smosse dal vento e dai rametti spezzati sotto i nostri passi.
A dieci metri dal portone, leggermente aperto, la paura ci fece fermare. 
Come avessimo avuto tutti lo stesso pensiero tornammo indietro, verso il buco nella rete. 
Appena fuori una Renault 5 si fermò sul ciglio della stradina. Uscirono fuori quattro ragazzi grandi, barbe e capelli lunghi, magri e nervosi. Ci fecero un sacco di domande: chi eravamo, che facevamo lì, se eravamo entrati dentro. Noi cercammo di spiegare che eravamo entrati nel parco a dare un'occhiata.
Si innervosirono ancora di più. Poi uno di loro fece cenno agli altri di andarsene. 
Rimontarono in macchina e se ne andarono.
La villa oggi.
Subito dopo due cacciatori di mezza età, con stivali di plastica verdi e le doppiette aperte sottobraccio, ci chiamarono dal mezzo del campo che costeggiava la stradina asfaltata.
Ci raggiunsero e ci chiesero chi erano quei ragazzi. Gli rispondemmo che non lo sapevamo. Uno dei cacciatori ci disse di fare attenzione perché quelli là erano sicuramente drogati. All'epoca non mi espressi, ma a posteriori penso che avessero ragione: oltre a esploratori, film maker in erba e satanisti, la villa era infatti un noto luogo di spaccio di eroina.
Adesso il giardino della villa è pulito, la facciata è dipinta di ocra chiaro, ma tutte le volte che la costeggio in auto, mi domando come sarebbe andata, se i cacciatori non fossero intervenuti.



NOTE
2 Il gruppo che curava tutte le colonne sonore dei film storici di Dario Argento.

2 commenti:

  1. Bel racconto :-) In effetti, mi sa che ci sarebbero state delle complicazioni, se non fossero intervenuti i cacciatori.

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    1. Eh sì è probabile! Ma all'epoca non avevo capito di essere in una situazione rischiosa...

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