giovedì 7 febbraio 2013

Sono andato a Fun Cool!


Come promesso tempo fa sono andato a Fun Cool! Vale a dire che ho partecipato al concorso più buffo al quale abbia mai partecipato. Buffo sia per il tono semiserio che per i premi, veramente assurdi.
Seria, serissima invece la giuria, che trovate qui.
Più di cento partecipanti e premi per tutti, anche all'ultimo arrivato.
Questa è la classifica finale del premio, se la volete spulciare.
Personalmente mi sono aggiudicato  "un Kongamato immaginario bravo a calcio" e "uno strige immaginario calvo" e sono molto contento di avere a casa un sauride cripitide (il  primo citato) e una bestia mitilogica che si nutre di sangue e carne umana (il secondo).
Inoltre, come partecipante, ho diritto a esporre sul blog la petente di Fun coller, che vedete in cima all'articolo!
Insomma un'esperienza da fare, assolutamente!

Vi lascio con i miei racconti in una frase, piazzatisi rispettivamente alla posizione 93 e 94 su 123 partecipanti.

PRIMO (E ULTIMO) CONTATTO.

Le creature sgusciarono a sciami dal portello in ombra, disponendosi in tre file davanti agli xenolinguisti, scelti dai governi di tutto il mondo per questo difficile compito; però, quando due protuberanze minacciose uscirono sferraglianti dai fianchi bruciacchiati della nave, gli esperti, preoccupati, misero mano ai controlli remoti dei disgregatori occulti: ma non successe altro, a parte una serie di suoni ritmati, bassi, ai limiti dell'udibile, che divennero una melodia fin troppo famosa in quei tempi terrestri, frattanto che gli esseri, all'unisono, estroflettevano, dal basso dei loro corpi flaccidi, due pseudopodi e, solenni, prendevano a saltellare: destra, sinistra, destra, destra, sinistra e nel mentre intonavano: "OOO sexy lady...Opp, opp, opp, oppa..." non finendo la strofa, però, perché il capo-linguista aveva premuto il bottone di innesco.



PROSPETTIVA

Lei era lì, di fronte al sole dell'alba, con i raggi che, obliqui, evidenziavano gli invisibili peletti biondi sulle sue braccia; allora lui allentò la presa sul manico della pala, la punta cozzò a terra e lei si voltò: era ancora bellissima, nonostante tutto; allora la fece avanzare di un altro passo, poi osservò meglio e strinse di nuovo le dita sul legno.
  

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