sabato 11 maggio 2013

Indifferenza: la seconda parte

Come promesso, ecco la seconda parte del racconto che ha partecipato al concorso 3 narratori, organizzato dal blog Argonauta Xeno. Domenica posterò la conclusione, che trovate QUI, mentre QUI trovate la prima parte.
Buona lettura!

INDIFFERENZA 
seconda parte

«Sei sempre esistito?»

«Penso di no, anzi son sicuro che prima di me c'era qualcun altro e prima ancora lo stesso. Ci siamo sempre occupati di voi. Tu insegni, la conosci la Storia, no?»

Giovanni si agitò, le lenzuola zozze frusciarono furiosamente.

«Sai anche che cosa faccio di lavoro?»

«Io so molte cose su di te e su molta altra gente, tra l'altro.»

«Sei un demone, allora!»

L'altro rise, facendo sussultare la mascherina.

«I demoni appaiono ai matti e tu non lo sei, anche se ti hanno messo qui dentro.»

«Ma forse sto ammattendo davvero, è per questo che ora sei qui.»

«Non è detto che chi osserva certe cose sia pazzo, magari ci vede un po' meglio degli altri.»

«Già, io lo dicevo sempre a quelli, giù in paese. Ma io ero sempre quello strano, quello che dava mille problemi a tutti, al Sindaco, ai Carabinieri...»

L'altro schioccò le dita.

«Trovato! So come mi puoi chiamare.»

Si mise una mano sul petto, avvolto nel camice sgualcito.

«Puoi chiamarmi Indifferenza!»

«Ah, la condizione di non scegliere mai nulla, come Don Giovanni. Seduceva molte donne ma non ne ha mai amata una, perché una o l'altra gli erano indifferenti.»

«Dunque ci vuole un altro nome.»

«No, credo di aver capito, Indifferenza ti calca a pennello, tu ti nutri di quella, no?»

«Bravo, te lo avevo detto che non eri stupido!»

«Di me non frega niente a nessuno, ecco perché sono qui.»

«Hai ragione solo in parte Giovanni, fuori da qui hai persone che ti aspettano.»

«Dunque tornerò da mia figlia, non morirò qui?»

L'altro abbassò il capo e non rispose.

«Allora sono davvero spacciato...»

«Dai, non vuoi sapere quale è stato il mio momento di splendore?»

«Adesso?»

«No, anche se in effetti negli ultimi due anni mi sono abbastanza rimpinzato. È successo quasi cento anni fa, dopo un brutto periodo di crisi, come questo di adesso, in effetti. La gente pensava solo ai fatti propri e lasciava che ad occuparsi delle cose fossero altri, più decisi e arrabbiati di loro.»

«Parli della Seconda Guerra mondiale.»

«L'avete chiamata così? Beh in effetti è un nome abbastanza terribile e coerente. Comunque sì, in quegli anni me la sono proprio spassata e non solo io eh, anche i miei colleghi si facevano certe scorpacciate!»

«Chi, i Cavalieri dell'Apocalisse?»

«Ma siete proprio bravi coi nomi, e come li avete chiamati?»

«Pestilenza, Carestia, Guerra e Morte.»

«Già, ma comunque nel tempo non son mancate altre occasioni, voi uomini siete la nostra salvezza.»

«Ma voi non siete la nostra! Sei un mostro, tu e gli altri!» disse, dibattendosi sul letto, che si inclinò pericolosamente, sul punto di ribaltarsi.

Due infermieri accorsero, presero un'altra lettiga e la misero a contrasto con quella di Giovanni, che farfugliava e boccheggiava, ignorato.

Indifferenza li additò entrambi e fece il gesto del pollice alzato.

Aspettò che se ne fossero andati per dire: «Vedi? Funziona così, ad ogni atto della loro indifferenza io ci guadagno qualcosa.»

«Avevo capito.» rispose Giovanni, immobile.

Passarono alcuni minuti, da una finestra con le sbarre un refolo di aria fresca si insinuò nel corridoio afoso.

«Sai una cosa, demone?»

«Sì?»

«In vita mia mi son sempre battuto contro l'indifferenza, la superficialità. Ho spesso odiato chi, ignorante, decide di rimanerlo, magari con orgoglio.»

«Per questo sei un insegnante.»

«Già, spero di aver insinuato il dubbio nella roccaforte di grettezza di molte famiglie.»

Una specie di accesso di tosse, che terminò in una risata.


FINE SECONDA PARTE

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