Un mesetto fa ho scritto un racconto per un concorso che si teneva sulle pagine di Argonauta Xeno, il blog curato da Salomon Xeno: si tratta del contest Tre narratori del quale vi avevo parlato in questo post, anch'esso vecchio di un mese abbondante.
Mi complimento con i vincitori, tra i quali il Moro, che incrocio spesso sul web(Bravo, eh!) e poi con Salomon, per come ha curato l'organizzazione, dato che mi pare fosse la prima volta che si cimentava in una cosa del genere. Per quanto riguarda la quantità, ha avuto anche una buona risposta da parte dei partecipanti, cosa mai scontata. Per la qualità aspetteremo la pubblicazione dell'ebook, nel quale saranno presenti i racconti dei tre vincitori e quelli di altri che hanno favorevolmente impressionato la giuria.
Purtroppo non sono in nessuno dei due gruppi, e questo, per me, è male; però, e questo, per me, è bene, sono libero di proporvi il mio racconto così come babbo l'ha fatto, senza ulteriori editing.
Non ve lo posto tutto intero, ma in tre parti, visto che 1677 parole sarebbero un po' troppe, tutte in una volta.
Se vorrete commentare con suggerimenti, correzioni, spunti siete i benvenuti/e, altrimenti amici come prima :)
A giro di pochi giorni pubblicherò la seconda e la terza parte, rimanete sintonizzati!
Eccovi la prima parte del racconto.
INDIFFERENZA
Di
Massimo Mazzoni
«E
tu chi sei?» disse, cercando di sporgersi.
«Sono
io, lo sono sempre stato.» rispose dalla penombra una voce piatta,
fredda.
«Sei
venuto per liberarmi?»
«Liberarti?
In che senso?»
L'altro
tirò con le braccia, mostrando le cinghie luride che gliele tenevano
imprigionate a pochi centimetri dal materasso.
«Oh,
su quello non posso fare niente...»
«Vieni
più vicino, fatti vedere.»
L'altro
sospirò e fece due passi fino al bordo del letto.
Sembrava
un infermiere, ma il camice era liso e polveroso, il viso rimaneva in
ombra.
«Ma
tu lavori qui?»
«In
un certo senso sì, qui e in tanti altri posti.»
Le
molle del letto cigolarono.
«Ti
prego, dammi da bere, ho sete, non mi danno niente da ore!»
«Lo
so, ma non posso farci niente e se anche potessi non lo farei.»
Giunsero
dei passi frettolosi dal corridoio.
L'uomo
sul letto si agitò, rischiando di ribaltarsi sul pavimento: percepì
di nuovo quella sensazione di caldo e poi di refrigerio, lungo tutto
il braccio destro.
Cercò
di urlare ma ne uscì solo un mugolio prolungato.
Arrivò
un inserviente con una casacca azzurra e un secchio: dentro c'era uno
spazzolone e uno strofinaccio.
Non
lo degnò di uno sguardo e iniziò a pulire la chiazza rossastra sul
pavimento bianco.
L'infermiere
col camice polveroso, si appoggiò al muro, le braccia conserte, in
silenzio.
Quando
l'uomo finì il suo lavoro se ne tornò da dove era venuto.
«Ti
sei tagliato il braccio, non lo vedi?»
Le
cinghie si tesero ancora, infisse nella carne bianchiccia, un rivolo
di liquido scuro tornò a macchiare il lenzuolo.
Il
corpo nudo, eccetto per un pannolone maleodorante, si tendeva come un
arco, bloccato mani e piedi al letto, appoggiato al muro del
corridoio.
«Stai
buono, tanto non verrà nessuno.»
«Ho
caldo, sto male, mi dai almeno da bere?»
«Ti
ho già risposto, non posso.»
«Ma
sei un infermiere, mi devi aiutare, o sei come gli altri?»
L'uomo
si staccò dalla parete e si riavvicinò al letto.
«Ah,
mi vedi così?»
Il
viso era ancora in ombra.
«Ti
voglio vedere in faccia.»
«È
inutile...»
«Dai,
forza!»
Si
chinò sul corpo sudato.
Indossava
una mascherina chirurgica e una visiera di plastica opaca e
graffiata, che ne nascondeva lo sguardo.
«Ti
voglio vedere in faccia!»
«Mi
spiace ma non posso, non ne ho mai avuta una...»
«M...ma,
ma chi sei?»
«Ti
ho risposto prima.»
L'uomo
sul letto si agitò, le cinghie ai polsi e alle caviglie si tesero
ancora.
«Un
nome, devi avere un nome, io sono Giovanni e tu?»
L'altro
incrociò le mani guantate sul petto.
«Un
nome, non so, non è che ne ho uno solo.»
«E
come ti chiamano?»
«Di
solito non mi chiama nessuno, io arrivo e basta, dove c'è bisogno di
me.»
«Non
ti capisco, devono essere quelle pasticche che mi hanno dato quando
sono arrivato...»
Giovanni
iniziò a piagnucolare.
«Sei
proprio un gran boccone...»
Il
pianto si interruppe, poi tirò su col naso un paio di volte.
«Mi
vuoi mangiare?»
«Mi
sto già nutrendo, ma non proprio di te.»
«Ma
cosa sei?»
«Mah,
se proprio lo vuoi sapere io sto a cavallo tra il vostro e il mio
mondo e vivo di quello che accade di qua.»
«Sei
sempre esistito?»
FINE PRIMA PARTE
Interessante come inizio.
RispondiEliminaIo invece sarò meno serial, pubblicherò tutto il racconto (anch'esso fra gli scartati ahimé) lunedì prossimo sul mio blog.
Ti aspetto Lunedì, allora :)
EliminaAvendolo già letto, commenterò educatamente alla fine senza anticipare nulla. Sì, passerò a disseminare gaffe sui blog di chi vorrà pubblicare il racconto inviato!
RispondiEliminaCi risentiamo alla fine! :)
Fai come a casa tua, sei il benvenuto!
EliminaGrazie dei complimenti!
RispondiEliminami astengo dal commentare il tuo lavoro, lo leggerò poi tutto in una volta...
Prego! ;)
EliminaAnche io ho partecipato ai 3 narratori e sono tra i ripescati, quindi il racconto per ora non lo pubblico. Però lo avrei pubblicato tutto insieme, 1600 parole non sono così tante in effetti. Aspetto la pubblicazione definitiva per condividere le mie impressioni finali.
RispondiEliminaBenvenuto e complimenti, allora ti aspetto!
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