domenica 19 dicembre 2010

No mercy



19 Dicembre 2015 – Pomeriggio

In questi ultimi giorni ha nevicato, nonostante mi trovi in pianura, a non più di 15 chilometri dal Tirreno. Ho avuto un bel daffare per non congelarmi, il termometro alla parete indica 8-9 gradi centigradi, ma nel magazzino c’è umido e perciò sembrano molti di meno.
Sono nella mia tenda igloo, montata in cima ad una piramide di pancali, inchiodati tra loro. Mi ci son voluti quasi cinque giorni ma ne è valsa la pena: è stabile, sono a quattro metri da terra e se qualcuno abbastanza pesante prova a salire, spero faccia scricchiolare abbastanza il legno da svegliarmi.
Ho ricaricato la batteria del netbook.
Sono quasi al calduccio sotto un cumulo di coperte.
Continuo il racconto dell’altro giorno.
Vincenzo il giornalaio, picchiò col calcio della doppietta sulla porta di metallo con la finestrella di vetro infrangibile.
- Aprite! Giulio! Filippo!
I due ex benzinai si erano rintanati dentro.
Greta, la vigilessa intanto scaricava gli ultimi colpi della Beretta.
Mi buttati anche io sulla porta, e sbirciai dalla finestrella: Giulio e Filippo stavano lottando con Carlo, un pensionato, un tempo mio vicino di casa.
- Prova con la sbarra! – disse Vincenzo caricando una cartuccia, forse l’ultima, nella doppietta.
Gli ululati ed i lamenti dei gialli coprivano quasi le nostre imprecazioni.
Infilai l’estremità dell’asta nella fessura del battente, subito sotto la serratura e feci leva, aiutato da Greta, alta e forte, alla quale si aggiunse Vincenzo, ormai senza munizioni.
Mio fratello e gli altri tenevano a distanza la muraglia di braccia itteriche che artigliavano convulse l’aria calda.
- Dai! Spingi!!!
- Bastardi, hanno sistemato Carlo!
- Dai così, ora! Più forte!
- Maledetti! Vi ammazzo tutti e due!
Con un ultimo sforzo la serratura cedette un po’, quanto bastava per infilare meglio la leva e spalancare la porta.
Mi sentii spingere: era mio fratello, con un morso sulla gota ed il piccone spezzato.
- Entra!
Ero di nuovo paralizzato.
La barriera di bocche, occhi itterici, mani e unghie nere si buttò su di noi, ululando.
I seguenti venti, trenta secondi trascorsero in un groviglio di sudore, sangue, saliva e lacrime.
Mi sentivo strattonare da più parti mentre ruotavo a caso la mia arma.
Mi ritrovai disteso sul cemento all’ingresso della porta sul retro.
Accanto a me Marcello, una statua di sangue e carne, continuava con il mozzicone di piccone a tenere testa a due gialli che erano entrati nel magazzino.
Vincenzo fu morso alla gola mentre tentava di richiudere il passaggio: cadde a terra gorgogliando e non si mosse più
Greta fu sollevata di peso da cinque di loro e inglobata dalla piccola folla che se la contese.
Marcello ficcò ciò che restava del piccone nel petto dell’infetto che aveva davanti e buttò l’altro oltre la soglia aperta.
Si avviò verso la porta e la richiuse.
- Prendi la catena!
Era per terra vicino ai piedi di Vincenzo.
Raccolsi la sua doppietta e colpii forte col calcio la testa dell’ultimo giallo rimasto che, incurante, continuava a sbranare quello che era stato un edicolante.
Marcello era allo stremo, cercava di tenere chiusa la porta, ma ad ogni strattone degli assalitori si riapriva un po’.
- Presto!
Passai la catena sui maniglioni antipanico e chiusi il lucchetto.
Marcello si sedette a terra, con la schiena appoggiata al muro.
Gli dissi di rimanere lì, mentre cercavo gli altri, uomini o gialli che fossero.
- Resisti Max, mi raccomando!
Furono le ultime sue parole.
Trovai Giulio abbracciato ad una donna seminuda, gialla e morta come lui: sembrava si baciassero.
Carlo era in un angolo, aveva battuto la testa sul cemento, il sangue scuro gli faceva un’aureola attorno ai capelli bianchi.
Filippo mi implorò di salvarlo.
Lo feci.
Gli risparmiai un altro giorno di questa vita.
Sento ancora freddo, per oggi basta con le velleità letterarie.
A presto e resistete anche voi!

MAX

2 commenti:

  1. Salve, non so se può interessare ma siamo alla fonda con un mercantile riconvertito a poca distanza da Livorno. Sono il comandante della Stone Cold company, un gruppo di contractor che sotto la bandiera italiana ha fatto il possibile durante l'abbandono delle città toscane.
    Da quello che ho capito si trova vicino alla costa, mi contatti se vuole tentare la sorte con noi.

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  2. Salve comandante! Sono felicissimo di questo invito, avevo pensato di contattarvi, ma pensavo che ormai foste partiti per la maddalena. Ero disperato... ho viveri per una decina di giorni, posso tentare una sortita.
    Da dove mi trovo per arrivare a Livorno devo percorrere circa 30 chilometri in pianura, in circa sei ore ce la dovrei fare, anche se non sono allenato.
    Vi ricontatto appena mi metto in cammino, prima devo recuperare un paio di cose...

    RispondiElimina

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