5 - LA RIVOLTA
Padula, 1 Luglio 1857
Padula, 1 Luglio 1857
- Sveglia, sveglia!
La voce di Falcone.
Nicotera aprì gli occhi pesti.
- Mmm...che c’è ?
- Nico! Corri! E’ stata Giuseppina!
Pensieri cercavano di incastrarsi in modo coerente, senza successo: - Cosa? Giuseppina?
Decine di voci giunsero dal bivacco sulla piazza davanti al palazzo di Don Federico, alcune eccitate, altre impaurite e poi risa sguaiate.
Nicotera si alzò dal materasso sporco e prese il moschetto appoggiato al muro.
- Giuseppina ha ucciso uno di qui!
Capua, foto di gruppo di alcuni Cacciatori dell'Esercito borbonico. |
Falcone si precipitò sulle scale di marmo, seguito dall’altro.
- Sembra fosse un ex borbonico, uno di quelli che si è unito alla spedizione ieri sera.
Nicotera ricacciò nell’inconscio l’immagine della sera prima, nella cantina di Don Federico.
Purtroppo il ricordo dell’odore della putrefazione e del sangue non era scomparso, nemmeno quando la moglie di Federico era stata chiusa nuovamente nella sua prigione.
Lo spiazzo sterrato davanti al palazzo a tre piani era ingombro di casse, sacchi, animali, tende inzaccherate di fango secco. Una folla di uomini e qualche donna si accalcavano attorno ad un olivo che dominava la piazza.
Nicotera e Falcone si fecero spazio a gomitate fino a pochi metri dalla pianta.
La donna aveva ancora il vestito giallo che indossava a Ponza, il giorno in cui era salita a bordo del piroscafo, solo che adesso era incrostato di sangue, sputi verdognoli e terra.
Il corpo esile, appeso ad una corda che pendeva dall'albero, si contorceva come la coda recisa di una lucertola, lamenti si alternavano a ringhi furiosi, quando qualcuno la colpiva col calcio di un moschetto o con la punta di una baionetta.
- Fermi, in nome della Repubblica! - Falcone sferrò un calcio alla schiena di un uomo con i capelli rasati, che raschiandosi la gola, preparava il catarro per il prossimo sputo.
- G...Giuseppina! - chiamò Nicotera, avvicinandosi al volto nascosto dal groviglio impastato di capelli neri.
Lei si voltò senza vederlo, gli occhi completamente neri di uno squalo.
Poi la sua bocca gorgogliante si sangue gli alitò in faccia l'aria degli inferi.
“Sembra la moglie di Don Federico” pensò balzando lontano da lei.
- É una spia dei ciaurri! Uccidiamola, come lei ha fatto con Michelangelo!
Era un abitante di Padula, con un forcone di legno in mano.
- É il nome del soldato borbonico che si era unito a noi! - spiegò Falcone.
La piazza si animò, mentre i patrioti sgusciavano dai loro giacigli fradici di sudore e i paesani uscivano dalle case e dalle botteghe.
Un uomo ben vestito, brandendo una sciabola, si fece strada e cercò di sovrastare il vociare sempre più alto:
- Ponga fine alle sue sofferenze o lo farò io!
La fiumana di gente ribolliva: - A morte la spia! A morte i Borbone! Prendiamoci le terre!
Pisacane spostò di lato Nicotera e, senza esitare, recise la testa di quella che un tempo era stata Giuseppina.
Il corpo cadde a terra col rumore di un otre pieno di liquido, il capo rotolò nella folla e il mare di piedi si aprì in due al suo passaggio.
Come fosse stato un segnale la gente cominciò a sciamare dalla piazzetta nelle stradine dell'abitato.
Due uomini, con falci e forconi irruppero nella casa del notaio.
- Che facciamo? - chiese Falcone a Nicotera, che si voltò verso il loro comandante.
- Quello che siamo venuti a fare, la rivoluzione! - rispose Pisacane, pulendo la sciabola sulla pezzola della ragazza morta.
Nicotera urlò agli uomini di prepararsi all'attacco.
Un uomo sparò un colpo che mandò in frantumi lo stemma dei Borbone che campeggiava sulla facciata di un palazzo nobiliare.
Tra gli spari e le urla udì uno studente di Torino:
- Hanno appena assaltato il carcere!
Nello stesso istante ad un crocevia alcune corde tirarono a terra una statua di Ferdinando II.
Nicotera e Falcone aggirarono il palazzo di Don Federico e si ritrovarono di fronte due file di soldati borbonici, pronti a sparare.
Anche in questo capitolo la documentazione storica sembra molto accurata (non mi riferisco alla macrostoria, ma a certi dettagli che si intuiscono fra le righe e tradiscono trascorse letture saggistiche, tecniche): è l'aspetto che mi colpisce di più da principio del racconto. Per curiosità: quanta parte ha questo approfondimento nel tuo lavoro? Lo chiedo perché a me sembra sempre di strafare, o al contrario di contestualizzare troppo poco.
RispondiEliminaAlessandro Forlani
La documentazione è stata la parte iniziale del lavoro. Ho fatto tutto on line, partendo da wikipedia e allargando a siti e blog di associazioni culturali del napoletano o a recensioni di saggi sull'argomento. Non un vero metodo scientifico o bibliografico, ma penso di essere per lo meno riuscito a non dire troppe castronerie storiche. Poi via via che scrivo vado a spulciare ed approfondire qualcosa quà e là.
RispondiEliminaAtmosfera ben resa e azione senza pause. Difficile trovare di più in racconti a puntate brevi. Ben fatto!
RispondiEliminaGrazie Angelo!!!
RispondiEliminaOttimo, mi sta piacendo sempre di più. :)
RispondiEliminaOnorato Capitano!!!
RispondiEliminaBravo, continua a tenerci in tensione, attenzione non cala mai! ;)
RispondiEliminaGrazie Gianluca!
RispondiElimina